
A livello personale credo che ogni gesto pratico ma anche e soprattutto ideologico che ogni singolo possa compiere, pur se apparentemente insignificante, divenga parte integrante e di una strategia globale che può e deve portare effetti pratici e tangibili. Il pianeta, la madre terra, non è un elemento fisico e animato sul quale viviamo, la dicotomia tra spirito e materia che trae origine nell’illuminismo e nella cultura materialistica, ha fatto sì che l’atteggiamento dominante sia quello di poter approfittare delle risorse naturali come se questo non avesse conseguenze. Noi siamo parte integrante del nostro pianeta e ad esso siamo intimamente connessi, la saggezza del popolo degli indiani d’America che ha fatto proferire la famosa frase: “La terra non appartiene all’uomo, ma è l’uomo che appartiene alla terra”, risuona oggi ancora più veritiera e assolutamente “necessaria”.
A livello di azioni quotidiane gli effetti di un atteggiamento rispettoso e attento si sviluppano su due piani diversi.
Dal punto di vista pratico ogni singolo atto, anche piccolo, sommato ad altri dello stesso tenore porta ad un risparmio di pressione antropica sull’ambiente; ogni grammo di materiale inutile non utilizzato, diviene moltiplicato per i milioni di abitanti del pianeta, tonnellate di rifiuti in meno da smaltire. Sul piano, non certo meno importante, emozionale e culturale, il generarsi di una coscienza diffusa e collettiva porta a quell’effetto “Massa critica” che, richiamando anche le teorie junghiane di inconscio collettivo, é in grado di modificare fattivamente la realtà. E’ dimostrato da un punto di vista statistico, sociologico e psicologico, che quando una minoranza spinge verso un determinato cambiamento e questa supera la soglia del 25 per cento della popolazione totale, nella dinamica globale avviene un brusco cambiamento e la maggioranza della popolazione adotta rapidamente la nuova visione.
Personalmente come designer, ragionando responsabilmente e su diversi livelli, non è possibile arrestare il flusso della crescita e del progresso, per ovvie ragioni di business ma anche di responsabilità sociale; per contro è certamente diventato imprescindibile compiere ogni sforzo possibile per limitare al massimo ogni danno all’ambiente. In questa direzione la sopracitata “educazione” delle masse è fondamentale in quanto tale politica industriale è fattibile in un contesto capitalistico, solo se il consumatore è partecipe attivo di tale visione. Il fruitore finale degli oggetti che produciamo è, in ultima analisi, colui che decreta il successo o meno di politiche di produzione “green”; il consumatore deve accettare a volte un sovrapprezzo sul prodotto e soprattutto deve privilegiare quelle aziende che si impegnano in quel direzione.
Nel settore tecnico e creativo della progettazione, dobbiamo impegniarci nella ricerca di soluzioni e materiali alternativi e meno inquinanti: materie plastiche riciclabili o meglio derivate da post consumo e come nuova, recente frontiera, materiali plastici totalmente biodegradabili e compostabili. Inoltre dobbiamo progettare efficienza produttiva, disegnando per esempio stampi che “sprecano” sempre meno materiali platici in parti non funzionali.
Come progettista credo di dover essere sempre di più in prima linea in questa battaglia che vede come posta, non la mera crescita economica, ma la sopravvivenza stessa del genere umano, questa credo sia la prima e fondamentale “mission” che devo pormi.
Mirko Bosio